martedì 29 aprile 2014

Marcello Dell'Utri Beirut concordare affari mafiosi

Marcello Dell'Utri, un uomo che ha creato Forza Italia ed un impero economico con la mafia e il suo amico Silvio Berlusconi!
una storia non solo Italiana (mafie, organizzazioni criminali, riciclaggio di denaro sporco, fondatore di Forza Italia).
Ecco a voi una picco la sintesi della sua storia, senza che io ne metta dell'altro. Penso che sia sufficiente quanto leggerete.
N.B.: Non dimentichiamo che Beirut e il suo Stato, sono i primi al mondo per organizzazioni sul territorio nel fare pseudo guerre e incontri di tutti gli uffici, definiti "segreti, o meglio della Polizia Segreta di tutto il Mondo".

sen. Marcello Dell'Utri
Senato della Repubblica:
Marcello Dell'Utri
Luogo nascita   Palermo
Data nascita      11 settembre 1941
Titolo di studio laurea in giurisprudenza
Professione       Dirigente d'azienda
Partito               Forza Italia (1993-2009), PdL (2009-2013)
Legislatura        XIV; XV; XVI
Gruppo              Forza Italia (2001-2008), Il Popolo della Libertà (2008-2013)
Coalizione         CdL (2001, 2006), PdL-Lega Nord-MpA
Circoscrizione   Lombardia

Marcello Dell'Utri, Vittorio Mangano e Silvio Berlusconi:
un trittico mafioso perfetto. Peccato che l'opinione pubblica non sia
ancora informata o sveglia per comprendere queste gravità.
La mafia si combatte denuciando gli amministratori pubblici che con loro
fanno accordi delittuosi, contro lo Stato Italiano Democratico!
SCONFIGGI LA MAFIA! CONTROLLA IL TUO POLITICO
CHE AMMINISTRA IL TUO COMUNE.
Dalle piccole cose come i Comuni, le Province, le Regioni, si arriva
al Governo centrale (Roma).
Se combatti e denunci la mafia scompare!



Incarichi parlamentari.
XVI Legislatura:
Membro e in seguito Presidente della Commissione per la biblioteca e per l'archivio storico;
Membro della VIIª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali);
Membro della XIIIª Commissione permanente (Territorio, Ambiente, Beni Ambientali);
Membro Supplente della Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa;
Membro Supplente della Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea dell'Unione dell'Europa occidentale.

Pagina istituzionale
on. Marcello Dell'Utri
Parlamento italiano
Camera dei deputati
Partito Forza Italia (1993-2009)
Legislatura  XIII
Gruppo Forza Italia (1996-2001)
Circoscrizione Lombardia 3

Incarichi parlamentari.
Componente della XIII Commissione permanente (Agricoltura)

Pagina istituzionale
Marcello Dell'Utri
Monogramma del Parlamento Europeo
Unione europea
Parlamento europeo
Partito     Partito Popolare Europeo
Legislatura     V
Gruppo     Gruppo del Partito Popolare Europeo (1999-2004)
Circoscrizione     Italia insulare

Marcello Dell'Utri (Palermo, 11 settembre 1941) è un politico e dirigente d'azienda italiano, già senatore per Il Popolo della Libertà e prima di Forza Italia.

Stretto collaboratore di Silvio Berlusconi fin dagli anni settanta, socio in Publitalia '80 e dirigente Fininvest, nel 1993 fondò con lui Forza Italia. Il 25 marzo 2013 la terza sezione della corte di Appello di Palermo ha condannato Dell'Utri in secondo grado di giudizio con pena di 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza considera Marcello Dell'Utri il tramite intermediario tra la mafia e Silvio Berlusconi. Viene arrestato il 12 aprile 2014 a Beirut dalle forze dell'ordine libanesi dove è tuttora detenuto in attesa di estradizione verso l'italia.

Studi e attività di dirigente sportivo a Roma e bancario a Palermo.
Conseguita la maturità classica a Palermo, compie dal 1961 a Milano gli studi universitari laureandosi in giurisprudenza presso l'Università Statale, dove conosce Silvio Berlusconi. Nel 1964, a 23 anni, lavora come segretario per Berlusconi, che sponsorizza il Torrescalla, piccola squadra di calcio di cui Dell'Utri è allenatore.

Successivamente (1965) si trasferisce a Roma, dove dirige per un paio di anni il Gruppo Sportivo ELIS nel quartiere Tiburtino - Casal Bruciato, presso il Centro Internazionale per la Gioventù Lavoratrice, gestito dall'Opus Dei. Torna poi (1967) a Palermo, dove opera di nuovo come direttore sportivo, presso l'Athletic Club Bacigalupo; durante questa esperienza, per sua esplicita ammissione, conosce Vittorio Mangano e Gaetano Cinà, mafiosi appartenenti a Cosa Nostra.

Dopo tre anni (1970) inizia a lavorare per la Cassa di Risparmio delle Province Siciliane a Catania e l'anno seguente (1971) viene trasferito alla filiale di Belmonte Mezzagno. Dopo due anni (1973) viene promosso alla direzione generale della Sicilcassa a Palermo, servizio di credito agrario.
Presso Edilnord di Berlusconi a Milano, segretario personale

L'anno seguente (1974) torna a Milano per lavorare presso l'Edilnord su richiesta di Silvio Berlusconi, per il quale svolge anche la mansione di segretario; segue in particolare i lavori di ristrutturazione della villa di Arcore dopo che Berlusconi l'ha acquistata ad un prezzo di favore dalla marchesina Annamaria Casati Stampa (di cui Cesare Previti era il tutore legale).

Rapporti con Vittorio Mangano ad Arcore.

Il 7 luglio porta nella villa di Arcore Vittorio Mangano che, secondo il Tribunale di Palermo, viene assunto da Berlusconi come "responsabile" per evitare che i familiari dell'imprenditore fossero vittima di sequestro di persona (e non come "stalliere", come affermato). Mangano è un giovane mafioso, divenuto successivamente esponente di spicco del clan di Porta Nuova a Palermo, e in quel periodo ha già a suo carico tre arresti e varie denunce e condanne, nonché una diffida risalente al 1967 come "persona pericolosa".


Dopo l'arresto di Mangano sia Berlusconi sia Dell'Utri hanno dichiarato ai carabinieri di non essere stati a conoscenza delle sue attività criminali, ma il Tribunale di Palermo ha affermato che Dell'Utri conosceva lo "spessore delinquenziale" di Mangano, e anzi, lo avrebbe scelto proprio per tale "qualità" (riferito alla mansione occulta di "protezione" personale di Silvio Berlusconi e della sua famiglia a seguito di esplicite minacce di morte da questi ricevute nel caso in cui non avesse dato seguito alle richieste della mafia).
Il 24 ottobre 1976 Dell'Utri si trova insieme a Vittorio Mangano e ad altri mafiosi alla festa di compleanno del boss catanese Antonino Calderone, al ristorante "Le Colline Pistoiesi" di Milano.
Presso INIM e Bresciano Costruzioni

Nel 1977 si dimette da Edilnord e viene assunto alla Inim di Filippo Alberto Rapisarda, che ha relazioni con personalità di spicco della mafia quali Ciancimino, Francesco Paolo Alamia e i Cuntrera-Caruana. In un rapporto della Criminalpol del 1981 la società Inim è definita, assieme alla consorella Raca, "società commerciale gestita dalla mafia di cui la mafia si serve per riciclare il denaro sporco provento di illeciti". Dell'Utri diventa poi amministratore delegato della Bresciano Costruzioni, che dopo pochi anni va in bancarotta fraudolenta. Il 19 aprile dello stesso anno è a Londra, dove partecipa al matrimonio di Girolamo Maria Fauci, più comunemente chiamato Jimmy Fauci, boss mafioso che gestisce il traffico di droga fra Italia, Gran Bretagna e Canada.

Carriera in Publitalia e Fininvest.

Nel 1982 inizia come dirigente la sua attività in Publitalia '80, la società per la raccolta pubblicitaria della Fininvest fondata nel 1979 da Silvio Berlusconi, di cui diventa Presidente e Amministratore Delegato. Un anno dopo (1983), nell'ambito di un blitz di arresti compiuti a Milano contro la mafia dei casinò, viene trovato nella residenza del boss mafioso catanese Gaetano Corallo. Nel 1984 viene promosso ad amministratore delegato del gruppo Fininvest. Nel 1990 fu fondata per sua proposta la Silvio Berlusconi Editore, di cui seguì personalmente la produzione fino al 1993.

Nel 1992 (gennaio-febbraio) Vincenzo Garraffa, ex senatore del Partito Repubblicano Italiano e presidente della Pallacanestro Trapani, riceve la visita del boss trapanese Vincenzo Virga (poi latitante e condannato per omicidio, oggi in carcere): «Mi manda Dell'Utri», dice il boss venuto a riscuotere un presunto credito in nero preteso da Dell'Utri. L'episodio, denunciato da Garraffa, è stato accertato dal tribunale di Milano, che nel maggio 2004 ha condannato Dell'Utri e Virga a 2 anni per tentata estorsione in primo grado, confermando la condanna in appello nel 2007.

Fondazione di Forza Italia e carriera politica.

Nel 1993 fonda Forza Italia insieme a Silvio Berlusconi, lasciando la carica di presidente di Publitalia '80. Nel 1995 viene arrestato a Torino con l'accusa di aver inquinato le prove nell'inchiesta sui fondi neri di Publitalia '80. Nel 1996 è deputato al Parlamento nazionale, dal 1999 è parlamentare europeo e nelle elezioni politiche del 2001 viene eletto Senatore della Repubblica.
Deputato di Forza Italia (1996-2001)

Nel gennaio 1996, mentre è imputato a Torino per false fatture e frode fiscale e indagato a Palermo per Mafia, Dell'Utri diventa deputato di Forza Italia in Parlamento. A proposito dell'inizio della sua carriera politica e della relazione tra questa e i suoi procedimenti giudiziari, Dell'Utri ha commentato nel 2010:
« Io sono politico per legittima difesa. A me della politica non frega niente. Mi difendo con la politica, sono costretto. Mi candidai nel 1996 per proteggermi. Infatti subito dopo mi arrivò il mandato di arresto. Mi difendo anche fuori [dal Parlamento], ma non sono mica cretino. Quelli mi arrestano". »

Nei cinque anni di attività alla Camera, ha presentato due DDL: una riforma della normativa sull'industria dei latticini, e delle modifiche sulla tutela dei minori vittime di abusi o di violenze. Nel 1999 patteggia una pena di 2 anni e 3 mesi di reclusione per i reati di frode fiscale e false fatture.
Eurodeputato di Forza Italia (1999-2004)

Nel 1999 viene eletto parlamentare europeo per Forza Italia. In cinque anni, è stato co-firmatario di tre proposte di risoluzioni e di 9 interrogazioni parlamentari, di cui una sola come primo firmatario.
Senatore di Forza Italia (2001-08) e del PdL (2008)

Nel 2001 è eletto Senatore della Repubblica nel collegio 1 di Milano. Come senatore ha ricoperto, tra le altre, la carica di Presidente della Commissione per la Biblioteca del Senato, di cui attualmente è membro. È stato riconfermato nel 2006. Nel 2007 è stato il senatore più assente: 673 assenze su 1637 (41,1%). Nel 2008 è stato ricandidato al Senato, ed eletto, nel PdL nonostante nel frattempo sia stato condannato, seppure in primo grado, per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.

In dieci anni di attività parlamentare al Senato, non ha mai presentato un disegno di legge come primo firmatario.
Il 10 febbraio 2010 Dell'Utri rilascia un'intervista a Beatrice Borromeo, per Il Fatto Quotidiano, in cui afferma di usare la politica per potersi difendere dai suoi guai giudiziari. Ribadisce inoltre che non si dimetterebbe nemmeno a seguito di una condanna in appello.
Ritiro dalla scena politica

Il 19 gennaio 2013, dopo che il procuratore generale di Palermo ha richiesto sette anni di carcere per Dell'Utri, il senatore in un'intervista a Beatrice Borromeo de Il Fatto Quotidiano dichiara di volersi ritirare dalla scena politica in vista delle nuove Elezioni politiche di febbraio nonostante le difficili trattative con Silvio Berlusconi e i messaggi lanciati anche a mezzo stampa per la sua ricandidabilità. Infatti se fosse condannato per mafia a Palermo, lo "scudo" parlamentare non gli eviterebbe comunque il carcere.

Latitanza e arresto.
L'11 aprile 2014 la Corte d'appello di Palermo ha dichiarato Marcello Dell'Utri latitante.
Dell'Utri si era già reso irreperibile a partire dalla seconda metá del mese di marzo in base a quanto dichiarato dalla Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, alla quale era stata delegata la notifica dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dello stesso emessa dalla terza sezione penale della Corte d'Appello di Palermo.

La cattura in Libano.
Constatata la latitanza viene esteso dagli organi di polizia italiani un mandato di cattura internazionale presso l'Interpol e attraverso il coordinamento dei servizi della Direzione Investigativa Antimafia, viene localizzato sul territorio libanese per mezzo dell'incrocio delle informazioni relative ai tabulati telefonici e alle risultanze di una carta di credito in suo possesso utilizzata per i pagamenti e conseguentemente arrestato all'interno di un albergo di Beirut, in Libano, il 12 aprile 2014.
L'operazione è stata condotta localmente dall'intelligence libanese che ha fermato Dell'Utri all'interno dell'Intercontinental Phoenicia. In base alle informazioni rilasciate dalla Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, Dell'Utri aveva lasciato l'italia rendendosi irreperibile «sin dalla seconda metà del mese di marzo» e in data 24 Marzo 2014 si era imbarcato su di un volo con destinazione Beirut in Libano in transito dalla Francia. Al momento dell'arresto era in possesso di due passaporti di cui uno diplomatico (scaduto) e di una somma di denaro contante pari a 30.000 euro in banconote da 50.

Estradizione in Italia.
A seguito della cattura è stata disposta l'attivazione della procedura di estradizione che prevede il trasferimento del detenuto, ora in stato di arresto presso le strutture detentive libanesi, in Italia in tempi brevi.

Attività culturali ed editoriali.

È presidente della Fondazione Biblioteca di via Senato e della Fondazione Il Circolo del Buon Governo. È il fondatore del Circolo dell'Utri di Milano presso il quale ospita numerosi convegni culturali. Nel 2001 è membro del comitato scientifico che organizza la settima edizione della "Città del libro", rassegna nazionale degli editori, a Campi Salentina (Lecce).
Nel 2002 fonda il settimanale di cultura Il Domenicale, direttore Angelo Crespi, di cui è tuttora l'editore. L'8 febbraio 2007 il sindaco di Milano, Letizia Moratti lo nomina direttore artistico del prestigioso Teatro Lirico.

Il 10 settembre 2007 entra nel consiglio d'amministrazione del gruppo editoriale E Polis, che pubblica 15 quotidiani free-press in tutta Italia e diventa presidente della concessionaria di pubblicità, denominata Publiepolis spa. Nel febbraio 2008 dopo appena cinque mesi, si dimette in maniera irrevocabile da entrambi gli incarichi. Nel febbraio 2010 Dell'Utri dichiara di aver letto un capitolo scomparso di Petrolio, ultimo e incompiuto romanzo di Pier Paolo Pasolini, rubato dopo la morte del poeta, annunciandone l'esposizione alla XXI mostra del libro antico di Milano.
Il capitolo non è stato mai presentato alla mostra.

Procedimenti giudiziari (Marcello Dell'Utri):
Su 9 procedimenti 2 volte è stato assolto in cassazione (tentata estorsione e calunnia aggravata), prima volta ha patteggiato (fatture false e frode fiscale); ne ha poi 1 ancora in corso con una condanna a 7 anni di reclusione in appello (concorso esterno in associazione mafiosa), 1 altro a 8 mesi in appello (abusivismo), 2 in cui è rinviato a giudizio (Trattativa tra Stato e mafia e P3) e infine in altri 2 le indagini sono ancora in corso (estorsione e tangente).
Concorso esterno in associazione mafiosa: 7 anni di reclusione in appello (1994-)

Le indagini su Dell'Utri iniziano nel 1994,
l'anno dell'entrata in politica, con le prime rivelazioni che confluiscono nel fascicolo 6031/94 della Procura di Palermo.

Primo grado: 9 anni di reclusione (1996-2004):
Il 2 gennaio 1996 viene messo sotto accusa; nell'ottobre dello stesso anno il gip di Palermo lo rinvia a giudizio, e il processo inizia il 5 novembre 1997. In data 11 dicembre 2004, il tribunale di Palermo condanna Marcello Dell'Utri a nove anni di reclusione con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il senatore è anche condannato a due anni di libertà vigilata, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni (per un totale di 70.000 euro) alle parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo.

Nel testo che motiva la sentenza si legge:
« La pluralità dell'attività posta in essere da Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l'altro offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici. »
Inoltre:
« Vi è la prova che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l’imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perché era in corso il dibattimento di questo processo penale. »
Appello: 7 anni di reclusione (2010-2012)

Il processo di secondo grado si è svolto alla Corte di Appello di Palermo. Il 16 aprile 2010 il procuratore generale di Palermo Nino Gatto ha chiesto la condanna a 11 anni di carcere per Dell'Utri. In vista del processo aveva affermato di essere entrato in politica e fare il parlamentare solo per difendersi dai processi, e di essere quindi pronto a lasciare l'incarico parlamentare qualora le accuse cadessero. La sentenza era attesa per il 25 giugno ma è arrivata il 29 giugno al quinto giorno di camera di consiglio.

La Corte d'appello di Palermo, presieduta da Claudio Dall'Acqua, condanna a sette anni di carcere l'imputato per concorso esterno in associazione mafiosa per i fatti accaduti sino al 1992. La Corte d'appello, con questa sentenza, ha ritenuto che Dell'Utri intrattenne stretti rapporti con le vecchie organizzazioni mafiose di Stefano Bontade, Totò Riina e Bernardo Provenzano sino alla stagione delle stragi di Falcone e Borsellino facendo da intermediario fra le organizzazioni malavitose e Silvio Berlusconi.

Una vicenda che accerterebbe la colpevolezza dell'imputato sarebbe la mediazione per l'assunzione del boss palermitano Vittorio Mangano come stalliere nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi; Mangano avrebbe assicurato protezione contro l'escalation dei sequestri a Milano. Marcello Dell'Utri avrebbe, sino al 1980, fatto da intermediario per gli investimenti a Milano di Stefano Bontade, che aveva bisogno di riciclare denaro sporco, frutto del traffico di droga, in aziende del nord Italia. La corte ha assolto Dell'Utri per i fatti contestati successivi al 1992 perché «il fatto non sussiste» portando la pena detentiva da 9 a 7 anni. Il 4 gennaio 2011 il Procuratore Generale di Palermo Antonino Gatto ha depositato ricorso in Cassazione in merito all'assoluzione per i fatti successivi al 1992.

Rinvio in Cassazione (2012).

Il 9 marzo 2012 la quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d'appello, accogliendo così il ricorso della difesa avverso alla condanna a sette anni.
La Cassazione inoltre ha dichiarato inammissibile il ricorso con cui la procura generale di Palermo chiedeva un aggravio di pena per il senatore del Pdl sostenendo che il reato è proseguito anche dopo il 1992.
Il 24 aprile la Corte di Cassazione ha depositato le Motivazioni della sentenza di annullamento del processo d'appello. In esse la quinta sezione penale della Cassazione presieduta da Aldo Grassi scrive che è “probatoriamente dimostrato” che Marcello Dell’Utri “ha tenuto un comportamento di rafforzamento dell’associazione mafiosa fino a una certa data, favorendo i pagamenti a Cosa nostra di somme non dovute da parte di Fininvest.

Tuttavia va dimostrata l’accusa di concorso esterno per il periodo in cui il senatore di Forza Italia lasciò Fininvest per andare a lavorare per Filippo Alberto Rapisarda, tra il 1977 e il 1982?. Sul punto, la sentenza afferma in particolare che "i giudici dell'appello non hanno tenuto conto o comunque non hanno motivato sulle ragioni in base alle quali una prima fase di cessazione [della condotta illecita] non possa essere individuata nel periodo 1978-1982 durante il quale Dell'Utri non era rimasto più alle dipendenze dell'imprenditore in favore del quale il patto di mafia era stato stipulato".

La suprema Corte scrive che il giudice del rinvio dovrà “nuovamente esaminare e motivare se il concorso esterno contestato sia oggettivamente e soggettivamente configurabile a carico di Dell’Utri, anche nel periodo di assenza dell’imputato dall’area imprenditoriale Fininvest e società collegate". Il vuoto argomentativo", si legge ancora, "si traduce in un evidente vizio della motivazione che la difesa, sostenuta poi dal Procuratore Generale di udienza, ha denunciato fondatamente: un vuoto che necessita di essere colmato, ove ne ricorrano gli elementi, con specifiche indicazioni di quale sia stato il comportamento, nel periodo, da parte di Dell'Utri, non potendo darsi ingresso a presunzioni basate sulla bontà dei rapporti di amicizia con Berlusconi: rapporti che da soli non provano il perdurare della intromissione di Dell'Utri in affari penetranti per la vita individuale dell'imprenditore dal quale si era allontanato, atteso che di ciò non risultano esplicitate neppure la ragione e le modalità concrete del concorso nei versamenti che si dicono comunque avvenuti, materialmente dunque anche ad opera di terzi, a partire dal 1978".

Nelle motivazioni è citato anche la presunta estorsione di Dell’Utri denunciata dall’imprenditore trapanese Vincenzo Garraffa a proposito della sponsorizzazione di Publitalia alla sua squadra di pallacanestro. Una vicenda non ancora conclusa dopo un tortuoso iter giudiziario, e che dunque non può essere utilizzata come prova al processo. Ma, secondo i giudici di Cassazione, vale come “indicatore dei rapporti che Dell’Utri”, ancora nei primi anni Novanta, “intratteneva con personaggi di caratura mafiosa per risolvere, con o senza iniziative intimidatorie, questioni di interesse patrimoniale”.

La Cassazione ritiene pienamente confermato l’incontro del 1974 tra Berlusconi, Dell’Utri e i capimafia Francesco Di Carlo, Stefano Bontate e Mimmo Teresi, raccontato tra l’altro dallo stesso Di Carlo, collaboratore di giustizia. In uno degli uffici del futuro presidente del consiglio, in foro Bonaparte a Milano, fu presa la “contestuale decisione di far seguire l’arrivo di Vittorio Mangano presso l’abitazione di Berlusconi in esecuzione dell’accordo” sulla protezione ad Arcore. I giudici di merito hanno trovato un “preciso riscontro nelle dichiarazioni di altro collaboratore, il Galliano, il quale aveva riferito di avere appreso i dettagli di quello stesso incontro e del suo scopo, forniti da Cinà nel corso di un pranzo con altri esponenti mafiosi nel 1986”.
La quinta sezione penale scrive che “la motivazione della sentenza impugnata si è giovata correttamente delle convergenti dichiarazioni di più collaboratori a vario titolo gravitanti sul o nel sodalizio mafioso Cosa nostra – tra i quali Di Carlo, Galliano e Cocuzza - approfonditamente e congruamente analizzate dal punto di vista dell’attendebilità soggettiva”.

Pienamente riscontrato anche “il tema dell’assunzione per il tramite di Dell’Utri - di Mangano ad Arcore come la risultante di convergenti interessi di Berlusconi e di Cosa nostra” e “il tema della non gratuità dell’accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme da parte di Berlusconi in favore del sodalizio mafioso che aveva curato l’esecuzione di quell’accordo, essendosi posto anche come garante del risultato”.
Nelle 146 pagine di motivazioni, la suprema Corte parla “senza possibilità di valide alternative di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri che, di quella assunzione, è stato l’artefice grazie anche all’impegno specifico profuso da Cinà”.

Conferma della condanna: 7 anni di carcere (2013)

Facendo seguito al rinvio in Appello disposto dalla Cassazione, il 18 gennaio 2013 la procura generale di Palermo richiede sette anni di carcere per Dell'Utri. Secondo la Cassazione, che aveva annullato la precedente sentenza in appello rinviandola alla corte, sono provati i rapporti di Dell’Utri con Cosa nostra dal 1974 fino al 1977, invece secondo il pg i rapporti non si sarebbero mai interrotti. Il 25 marzo la Corte d'Appello ha accolto la richiesta dell'accusa, confermando la condanna a sette anni di reclusione. La Corte ha altresí condannato l'ex senatore a risarcire le spese legali delle parti civili che si erano costituite contro di lui, il Comune con 7.800 euro e la Provincia di Palermo con 3.500 euro.

Trattativa Stato-mafia (2012)
Indagini
È stato indagato nell'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia. Il 14 giugno 2012 la procura di Palermo chiude le indagini sulla trattativa.
Rinvio a giudizio (2012-2013)

Il 24 luglio 2012 la procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio per 12 persone, tra cui Marcello Dell'Utri, accusato di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato (art. 338 cpp.). Il 10 gennaio 2013 la richiesta viene poi accolta.

Estorsione ai danni di Silvio Berlusconi (2012).

Riguardo alla trattativa Stato-mafia, i pm pensano che Dell'Utri, nel corso degli anni, possa aver estorto denaro a Silvio Berlusconi per ottenere il suo silenzio riguardo ai presunti rapporti di questo con gli esponenti di Cosa Nostra.
Il 18 luglio 2012 viene dunque iscritto nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Palermo per una presunta estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. Su richiesta di Niccolò Ghedini (legale di Silvio Berlusconi), la procura generale della Cassazione con parere favorevole della DNA trasferisce gli atti dalla DDA di Palermo alla DDA di Milano. L'inchiesta sarà seguita dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini.
False fatture e frode fiscale: patteggiamento di 2 anni e 3 mesi di reclusione (1999)

Nel 1999 ha patteggiato la pena di due anni e 3 mesi di reclusione per false fatture e frode fiscale nell'ambito della gestione di Publitalia '80 a Torino.

Tentata estorsione: assolto in Cassazione (1992-2012)

È stato condannato in primo grado a Milano a due anni di reclusione per tentata estorsione ai danni di Vincenzo Garraffa (imprenditore trapanese), con la complicità del boss Vincenzo Virga (trapanese anche lui). L'ex presidente della Pallacanestro Trapani Vincenzo Garraffa aveva ottenuto dalla Birra Messina (Heineken) una sponsorizzazione di 1,5 miliardi di lire, ma secondo l' accusa, esponenti di Publitalia (la società di cui Dell'Utri era amministratore delegato) gli avevano poi chiesto la retrocessione «in nero» di metà dei soldi, «per creare fondi occulti». La sentenza di condanna afferma che, al rifiuto di Garraffa, Dell'Utri lo avrebbe minacciato prima a paroleLe consiglio di ripensarci, abbiamo uomini e mezzi che la possono convincere a cambiare opinione»), poi con la visita del boss Virga in ospedale a parlargli del debito.

Il 15 maggio 2007 la terza Corte d'appello di Milano conferma la condanna a due anni.
« È significativo che Dell'Utri, anziché astenersi dal trattare con la mafia (come la sua autonomia decisionale dal proprietario ed il suo livello culturale avrebbero potuto consentirgli, sempre nell'indimostrata ipotesi che fosse stato lo stesso Berlusconi a chiederglielo), ha scelto, nella piena consapevolezza di tutte le possibili conseguenze, di mediare tra gli interessi di Cosa nostra e gli interessi imprenditoriali di Berlusconi (un industriale, come si è visto, disposto a pagare pur di stare tranquillo) »

Il 10 aprile 2008 il PG della Cassazione ha chiesto l'annullamento, con rinvio, della condanna a 2 anni inflitta al parlamentare Marcello Dell'Utri, ritenendo "inutilizzabili" alcune dichiarazioni accusatorie.
La Corte di Cassazione, II sezione penale, accoglie la richiesta, annullando la sentenza di appello con rinvio ad altra sezione. Il 14 aprile 2009 I giudici della quarta Corte d'Appello di Milano hanno derubricato il reato da tentata estorsione a minaccia (la cosiddetta «desistenza volontaria» -articolo 56 comma 3 c.p.) e hanno dichiarato quindi il «non doversi procedere», nei confronti di Dell'Utri e anche del boss mafioso Vincenzo Virga, prosciogliendoli per intervenuta prescrizione del reato. Contro la sentenza di annullamento per prescrizione hanno fatto in seguito appello, oltre al procuratore generale di Milano e a Vincenzo Garraffa, lo stesso Marcello Dell'Utri, motivato dalla volontà di ottenere un'assoluzione nel merito.

Il 28 maggio 2010 la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di appello, riconoscendo come contraddittorie le conclusioni della Corte d'Appello milanese, in quanto le minacce riscontrate da tutte le precedenti sentenze confermano un tentativo di estorsione che non può venir meno a causa di una successiva desistenza da parte di chi le ha effettuate. La Suprema Corte ha così rinviato il processo davanti alla Corte d'Appello di Milano. Il 20 maggio 2011 i giudici della Corte d'Appello di Milano hanno assolto Marcello Dell'Utri dall'accusa di tentata estorsione aggravata dalle finalità mafiose in quanto "il fatto non sussiste".
Il 20 giugno 2012 la Seconda sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso della Procura di Milano contro il proscioglimento emesso il 20 maggio 2011.
Diviene quindi definitiva l'assoluzione di Dell'Utri dall'accusa di tentata estorsione nei confronti dell’imprenditore Vincenzo Garraffa.
Istigazione alla calunnia pluriaggravata: assolto in Cassazione (1999-2012)

Imputato a Palermo per istigazione alla calunnia aggravata ai danni di alcuni pentiti. Secondo l'accusa Dell'Utri avrebbe organizzato un complotto con falsi pentiti per screditare dei veri pentiti che accusavano lui ed altri imputati.
Per questa accusa, il gip di Palermo dispose l'arresto di Dell'Utri nel 1999, ma il Parlamento lo bloccò.
Successivamente, il Tribunale di Palermo, sezione V, ha assolto Dell'Utri «per non avere commesso il fatto» in base all'art. 530, secondo comma del codice di procedura penale.

Il 31 marzo 2011 la prima sezione della corte d’appello di Palermo ha confermato l’assoluzione per il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri accusato di istigazione alla calunnia aggravata.
La procura generale aveva chiesto 6 anni.
Il 16 maggio 2012 la Cassazione ha confermato l'assoluzione del senatore Marcello Dell'Utri dall'accusa di istigazione alla calunnia ai danni di tre pentiti di mafia. È stato così respinto il ricorso della procura generale di Palermo.

Inchiesta P3: rinviato a giudizio (2010).
Marcello Dell'Utri è stato raggiunto da un avviso di garanzia nel luglio 2010, nell'ambito delle indagini condotte dai magistrati romani intorno all'intreccio occulto tra alte personalità dello stato e altri individui a queste connessi, i quali si sarebbero riuniti secondo la Procura in una «nuova P2». Questa «struttura riservata» sarebbe stata «costituita e partecipata da Flavio Carboni, da Arcangelo Martino e da Pasquale Lombardi», secondo quanto riportato nell'informativa del 18 giugno scorso dei carabinieri di Roma, e avrebbe svolto «in maniera sistematica e pianificata un'intensa, riservata ed indebita attività di interferenza sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, allo scopo di ottenere vantaggi economici o di altro tipo».
L'organizzazione, definita "massonica" dalla Procura di Roma, avrebbe agito, sempre secondo i carabinieri, in particolare allo scopo di influenzare la decisione della Consulta in merito al pronunciamento sulla legittimità costituzionale del "lodo Alfano".

Tale operazione sarebbe stata pianificata e discussa in una cena tenuta presso l'abitazione del coordinatore del Pdl Denis Verdini e alla quale avrebbero preso parte Dell'Utri, Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi ed alti funzionari dello Stato, per aver sostenuto la riammissione della lista civica regionale "Per la Lombardia" (che appoggiava il candidato di centrodestra per le elezioni regionali del 2010 e attuale governatore della regione Lombardia Roberto Formigoni) e, infine, per aver favorito la nomina a presidente della Corte d'appello di Milano del pm Alfonso Marra (poi, effettivamente, nominato a questa carica).

Il 27 luglio 2010 Dell'Utri, chiamato a Roma come indagato sulla P3, si avvale della facoltà di non rispondere; motiva tale scelta ricordando che, dopo essere stato interrogato per 17 ore a seguito delle indagini per mafia che lo imputavano a Palermo, egli fu rinviato a giudizio. Il 7 agosto 2011 la procura di Roma chiude le indagini sull'inchiesta P3. Il 3 gennaio 2012 la procura di Roma chiede il rinvio a giudizio per 20 persone. Tra i destinatari della richiesta del Procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del sostituto Rodolfo Sabelli, il coordinatore del Pdl Denis Verdini e il senatore Marcello dell'Utri.

Indagine su impianto solare (2012).

Dell'Utri è indagato dalla procura di Firenze per corruzione. I pm fiorentini ipotizzano che per ottenere il via libera delle autorità (per la costruzione di un impianto solare) sia stato chiesto l’intervento di Dell’Utri con il versamento di una tangente. L'indagine è condotta dai ROS.

Abusivismo: 8 mesi in appello (2013).

Per aver fatto costruire una casa sull'albero di tre piani nella sua villa a Torno sul lago di Como poi venduta a Berlusconi, viene rinviato con l'accusa di abusivismo e deturpazione della bellezza del posto. La vicenda risale al 2009 quando, in seguito a una segnalazione anonima, il Comune fa dei controlli, scopre la casetta e ne ordina la demolizione. Per l'accusa sono illegittimi i permessi concessi dalla Sovrintendenza e dal Comune di Torno.
Nel marzo 2013 viene condannato a 9 mesi (pena sospesa) e a pagare una multa pari a 10.500 euro.
Il 28 gennaio 2014 in appello ottiene uno sconto di un mese.
Prese di posizione e controversie
Su Vittorio Mangano.

A pochi giorni dalle elezioni politiche del 2008, in un'intervista rilasciata a Klaus Davi, afferma che Vittorio Mangano è stato «un eroe, a modo suo» perché, a suo dire, mentre era in carcere (dal 1995 al 2000 - anno di morte - per molteplici reati) avrebbe rifiutato di fare dichiarazioni contro di lui e Silvio Berlusconi in cambio della scarcerazione finanche negli ultimi mesi di vita, quando era malato terminale di cancro.
Dell'Utri ha confermato le sue parole in occasione della conferenza stampa tenuta a séguito della sua condanna per concorso esterno in associazione mafiosa il 29 giugno 2010 aggiungendo: «Mangano resta il mio eroe: non so se io, trovandomi al suo posto in carcere, riuscirei a resistere senza fare nomi».

Tenendo presente quanto dichiarato da Ezio Cartotto, collaboratore di Dell'Utri, che affermò davanti ai giudici di Caltanissetta e di Palermo riferendosi al senatore siciliano: «Ogni tanto sbottava contro Berlusconi, e una volta mi disse "Silvio non capisce che mi deve ringraziare, perché se dovessi aprire bocca io …», queste parole sono state interpretate da taluni giornalisti critici, tra cui Marco Travaglio, come una sorta di minaccia nei confronti di Berlusconi per sollecitarlo a trovare soluzioni di tipo legislativo prima della sentenza di Cassazione.

Su Mussolini e il fascismo.
Nel corso degli anni non ha mai nascosto le sue simpatie per il regime del ventennio fascista e all'inizio del maggio 2009, in un'intervista al giornalista Klaus Davi, ha dichiarato:
« Mussolini ha perso la guerra perché era troppo buono. Non era affatto un dittatore spietato e sanguinario come poteva essere Stalin. »

Ha dichiarato inoltre l'intenzione di avviare la revisione dei libri di storia, «ancora oggi condizionati dalla retorica della Resistenza»

I presunti diari segreti di Mussolini.

L'11 febbraio 2007 Dell'Utri annuncia di aver ricevuto dai figli di un partigiano deceduto (di cui si rifiuta di rivelare il nome) cinque presunti diari manoscritti da Benito Mussolini, contenenti appunti dal 1935 al 1939.
Alcuni storici come Francesco Perfetti inizialmente si dimostrano possibilisti, altri come Giovanni Sabbatucci, Valerio Castronovo, Emilio Gentile e Denis Mack Smith si esprimono al riguardo con grande scetticismo. Pochi giorni più tardi L'Espresso annuncia che uno studio smentisce incotrovertibilmente l'autenticità dei diari, che del resto vennero già smascherati come falsi dal Times di Londra nel 1980 e da Sotheby's negli anni novanta.


Infatti, dopo diversi mesi di attenti studi condotti da uno dei più autorevoli storici del fascismo Emilio Gentile ed il presidente dei grafologi italiani Roberto Travaglini, sono state constatate delle macroscopiche discrepanze storiche ed una calligrafia non riconducibile a Mussolini. Nel 2011 lo storico ed esperto di carte d'archivio, Mimmo Franzinelli ha pubblicato con Bollati Boringhieri il libro Autopsia di un falso: i diari di Mussolini e la manipolazione della storia, che mette ulteriormente in evidenza le numerose incongruenze, gli anacronismi e gli errori che ne caratterizzano il contenuto e ne dimostra la completa inverosimiglianza.

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