8 maggio 2014
Scajola arrestato, i pm: “Ex ministro in prima fila per aiutare la fuga di Matacena”
Il gip: "L'ex braccio destro di Silvio Berlusconi ha posto in essere condotte per rendere attuabile il piano". Cioè lo spostamento da Dubai al Libano, dov'è più difficile l'estradizione. L'indagato Speziali: "Non mi ha mai chiesto nulla"
Scajola arrestato, i pm: “Ex ministro in prima fila per aiutare la fuga di Matacena”
Il gip: "L'ex braccio destro di Berlusconi ha posto in essere condotte per rendere attuabile il piano". Cioè lo spostamento da Dubai al Libano, dov'è più difficile l'estradizione. L'indagato Speziali: "Non mi ha mai chiesto nulla"
di Lucio Musolino.
Più informazioni su: Amedeo Matacena, Claudio Scajola, Concorso Esterno in Associazione Mafiosa, Forza Italia, Libano, Marcello Dell’Utri.
Così come Marcello Dell’Utri, anche l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena voleva scappare in Libano. E il “contatto” per la fuga dei due era lo stesso. In particolare, il politico calabrese (condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Olimpia) voleva andare a Beirut dove è più difficile l’estradizione. Una fuga per la quale, secondo la Procura di Reggio Calabria, Matacena sarebbe stato favorito dall’ex ministro Claudio Scajola destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Olga Tarzia su richiesta del procuratore Federico Cafero De Raho e del sostituto della Dda Giuseppe Lombardo. In particolare, Scajola si sarebbe occupato dei contatti che servivano al Matacena per “le provviste finanziarie necessarie per proseguire la latitanza”.
I magistrati reggini scrivono, infatti, che l’ex ministro arrestato avrebbe posto in essere “articolate condotte finalizzate a rendere attuabile il pianificato spostamento del Matacena dall’Emirato di Dubai alla Repubblica del Libano”. A Dubai, da libero l’ex parlamentare era sotto processo e in attesa di essere estradato. Serviva un piano di fuga che sarebbe stato “individuato dallo Scajola per la possibilità di sfruttare le proprie relazioni personali al fine di riconoscere il diritto di “asilo politico” a favore del condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
EXPO 2015: scandali e mafia |
Nell’ordinanza di custodia cautelare sono finite le intercettazioni tra la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, residente nel Principato di Monaco, e Scajola. Incontri documentati dagli agenti della Direzione investigativa antimafia che hanno registrato anche alcune conversazioni dalle quali è emerso che “l’ex ministro dello Sviluppo economico appariva in possesso di informazioni relative allo stato di latitanza del Matacena, delle sue condizioni e degli spostamenti in alcuni Stati esteri, funzionali per sottrarsi alla cattura”.
“A Scajola Claudio” viene contestata “la condotta – è scritto nell’ordinanza del gip Tarzia – del reato di procurata inosservanza della pena in connessione con l’omologa intenzione palesata da Matacena Amedeo cui si racconta nell’odierna richiesta cautelare. In linea generale, consiste in un’attività volontaria specificamente diretta ad eludere l’esecuzione della pena, che concorre con quella del condannato ricercato”.
Per la Dia di Reggio Calabria, guidata dal colonnello Gianfranco Ardizzone, Scajola era in “pole position nell’impegno volto all’individuazione di uno Stato estero che evitasse per quanto possibile l’estradizione del Matacena o la rendesse quantomeno molto difficile e laboriosa. Tale Stato lo Scajola individuava nel Libano impegnandosi con personaggi esteri di rango istituzionale per ottenere tale appoggio per tramite di importanti amicizie“. Il riferimento è a Vincenzo Speziali, nipote omonimo dell’ex parlamentare calabrese di Forza Italia.
Dalle carte dell’inchiesta emerge che esiste una vera e propria organizzazione di stampo massonico, così sarebbe servito Matacena per evitare il carcere. Dalle risultanze investigative della via infatti emergono i rapporti tra i soggetti arrestati, vicini al latitante, e Luigi Bisignani.
C’è di più, la procura di Reggio ha disposto la perquisizione anche l’abitazione di Emo Danesi, iscritto alla P2, e di Giorgio e Cecilia Fanfani, i due figli del democristiano Amintore.
Marcello Dell’Utri. Le vicende, complessivamente simili, sulle quali ancora non è stata fatta piena chiarezza.
Marcello Dell'Utri con l'ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi |
“Non ho niente a che fare con Amedeo Matacena, non so dove si trovi e Scajola non mi ha mai chiesto nulla in proposito”, ha detto all’Ansa Vincenzo Speziali dopo l’uscita delle notizie sull’inchiesta. “Certo che Scajola si è rivolto a me, ma solo perché sembrava potesse essere candidato alle europee e io potessi collaborare alla sua campagna”.
9 maggio 2014
”Mi sembra assurdo mettere in carcere una persona che è stata ministro dell’Interno solo perché ha aiutato a trasferire un amico già latitante”. Parola di Silvio Berlusconi, che ha commentato così l’arresto di Claudio Scajola, per cui, a detta dell’ex premier, sarebbero stati “meglio i domiciliari” piuttosto che “infliggergli l’umiliazione del carcere per una cosa del genere”.
La presa di posizione del leader di Forza Italia durante la registrazione di un intervento elettorale a Iceberg, trasmissione di Telelombardia. Un cambio di direzione a tutti gli effetti quello di Berlusconi, che ieri, nel giorno dell’arresto dell’ex ministro, aveva preferito non commentare, trincerandosi in frasi di circostanza. “Sono addolorato per lui, ma di giustizia non voglio e non posso parlare” aveva detto ieri l’ex premier. Oggi, invece, ha parlato, definendo ingiuste le manette per chi favorisce un latitante. Eppure lo stesso Berlusconi sempre nella giornata di ieri aveva spiegato il motivo per cui l’ex coordinatore di Forza Italia non è stato candidato alle Europee 2014: “Un sondaggio ci aveva detto che il partito avrebbe perso voti” aveva spiegato l’ex Cavaliere sia a Radio Capital che al Tg1, dove aveva anche chiarito di “non temere ripercussioni sul voto”.
A Telelombardia, però, Berlusconi
Intanto Amedeo Matacena, attraverso il suo legale Enzo Caccavari, ha fatto sapere di essere “fortemente amareggiato per quanto accaduto” ma “sono fiducioso nell’operato della magistratura e sono sicuro che riuscirò a dimostrare la mia innocenza”. Poi ha aggiunto: “A Scajola mi lega un rapporto di amicizia dal 1994, quando sono stato eletto deputato la prima volta. In questo momento sono molto turbato per le notizie che leggo”.
Fonte: Ilfattoquotidiano.it
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